Avvocati sans papier e la CGIL
Il problema degli “Avvocati sans papier”
Esiste una nuova tipologia di avvocati per i quali si invoca un intervento della politica forense, quello degli “avvocati sana papier”, tecnicamente così definiti gli avvocati che lavorano per altri avvocati.
Una nuova tipologia di avvocati dipendenti.
Curioso come i sindacati stiano cercando (giustamente) di raccogliere firme per tutelare tali professionisti (cfr. CGIL), mentre si disinteressino totalmente dei lavoratori avvocato della pubblica amministrazione, dipendenti per lo più di categoria D3, che percepiscono stipendi di circa 1.500 euro al mese con vincolo di esclusività totale ed assoluta, a differenza dei liberi professionisti che si accingono a tutelare.
Ma questo è.
Ora, per sgombrare eventuali confronti (impossibili, ma proprio per questo già avanzati), fra questi colleghi dipendenti di avvocati, e gli avvocati dipendenti della pubblica amministrazione, è bene fornire qualche elemento.
1) l’avvocato pubblico dipendente accede mediante concorso pubblico (che vede molto avvocati liberi partecipare e non vincere);
l’avvocato dipendente dell’avvocato accede per conoscenze o per risposta a ricerche di norma trasmesse all’Ordine dal “cercante”;
2) l’avvocato pubblico dipendente è iscritto in un elenco speciale annesso all’alba degli avvocati, con esercizio limitato della professione al solo ente datore di lavoro;
l’avvocato dipendente dell’avvocato è iscritto all’alba ordinario, non ha restrizioni all’esercizio della professione, sicche può lavorare per il dominus e per tutti i clienti che il medesimo è in grado di reperire;
3) l’avvocato pubblico dipendente ha vincolo di esclusività tipico di tutti dipendenti pubblici, non potendo svolgere alcuna altra attività, neppure nel proprio tempo libero, e neppure se (caso mai) fosse autorizzata dal datore di lavoro;
l’avvocato dipendente dell’avvocato non conosce tale vincolo;
4) l’avvocato pubblico dipendente percepisce il compenso per la professione svolta solo de vittoriosa è solo una volta intervenuto il giudicato. Nulla per i pareri, negoziazioni, transazioni, riunioni, partecipazione a incontri, commissioni, ecc, ricomprese nelle stipendio sia che siano 1 sia che siano 100;
l’avvocato dipendente dell’avvocato percepisce il compenso per tutta l’attività svolta, vittoriosa o soccombente, pareri, partecipazione a riunioni e assemblee, transazioni, mediazioni, negoziazioni, ecc., per conto del cliente, anche assemblee di condominio…..
È così via si potrebbe continuare all’infinito.
Il problema è però a monte: con la crisi il lavoro cala, ma il numero di laureati in giurisprudenza (corso di studio a libero accesso), aumenta, come aumentano poi gli avvocati immessi annualmente “in circolo”….
Ho insegnato come professore a contratto per anni (è ancora continuo a fare lezioni) all’Università ed ho potuto constatare l’assenza totale di terminologia giuridica negli studenti, tipica di non sceglie cosa fare, ma prende quel che resta dopo aver tentato medicina, architettura, o altre facoltà a numero chiuso.
Ho fatto anche parte di commissioni esami di Stato passando per la più severa, in commissione composta da colleghi del libero foro poco inclini a valutare lingua italiana, sintassi…. congiuntivi. Tutti argomenti a cui sono così sensibile da aver proposto sempre la bocciatura.
Tutto ciò per evidenziare come i Sindacati – che notoriamente difettano di profunditas- se ne freghino dei dipendenti pubblici avvocato, per occuparsi di avvocati liberi professionisti che abbiano deciso di porsi alle dipendenze di altri avvocati.